Le cure palliative nascono grazie al lavoro di studio e di ricerca della dottoressa Cicely Saunders, che dedicò tutta la sua vita lavorativa alla cura dei malati terminali. Nel 1967 fondò il St. Christofer hospice, che è ancor oggi un punto di riferimento per chi si occupa delle cure di fine vita.
L’attenzione per le cure palliative arriva in Italia negli anni Ottanta, quando nascono organizzazioni non-profit, che su base volontaria organizzano l’assistenza domiciliare per i malati terminali e le loro famiglie. Nel 1999 vengono riconosciute ufficialmente e inserite nel Sistema Sanitario Nazionale.
Il termine palliativo deriva dal latino pallium, che significa mantello, ciò che ti protegge. L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce le cure palliative come un trattamento che dovrebbe migliorare la qualità di vita dei pazienti e dei loro parenti, in presenza di una malattia mortale. Oggi come oggi infatti emerge sempre di più il bisogno di morire senza soffrire e senza essere abbandonati e con la Legge n. 38 del 2010 si è cercato di garantire l’accesso alle cure palliative per le persone malate e sofferenti e si è fatto in modo che il sollievo diventasse un diritto.
Le cure palliative prevengono sofferenze e complicazioni. La loro azione si concentra sul periodo in cui la cura non è più ritenuta possibile e non costituisce l’obiettivo primario. Esse alleviano il dolore e il disagio psicologico dovuto alla malattia, spesso però sono rifiutate dai pazienti e dai loro familiari, perchè vengono associate solo alla fine della vita e non a una possibilità di essere supportati nell’accompagnamento alla morte.
Durante le cure palliative un familiare o un amico possono decidere circa l’assistenza del malato terminale quando non è in grado di procedere direttamente. Il controllo del dolore, degli altri sintomi e dei problemi psicologici, sociali e spirituali è di importanza fondamentale.
Vengono attivate su richiesta del medico di fiducia se il paziente è a casa o in seguito alla dimissione protetta da parte di un ente ospedaliero e vi si accede attraverso un hospice o una unità ospedaliera di cure palliative; se invece il paziente è a casa si accede alle cure palliative tramite l’assistenza domiciliare integrata.
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